2014-04-12 14:48:27 Giamini:
2014-04-12 14:48:27 RicardoBios: appare una "novità" -> gli architetti: "Accipigna, hai visto?!" "Sì ho visto! Che ce ne facciamo?" "Eh, boh, proviamo a farci qualcosa" -> BOOM della novità, insta-hard-on degli architetti e subito dopo della società tutta, tutti infoiati a proclamare il miracolo del secolo, la nuova era dell'umanità, la quadratura del cerchio, Gesù che balla il free-style e Maometto che fa il dj, etc. -> la novità si sviluppa, migliora, cresce e si perfeziona, fino a diventare -> consolidata, un nuovo modo stabile e codificato di fare architettura, compiacimento della società per gli ottimi risultati ottenuti, strette di mano, caviale champagne e topa per tutti -> passa un po' di tempo, piccolo periodo di stagnazione porta la novità a diventare -> stile, consuetudine, abitudine, svuotata della sua carica riformatrice e dei principi che l'hanno resa una fase di rottura da una fase peggiore ad una fase migliore, almeno nelle intenzioni - vedi l'inesistente International style - ; poi -> inizia la fase di declino -> con le critiche di chi dice "Ah, ma io l'avevo detto fin dall'inizio", il poeta vate con la barba lunga e gli stracci cenciosi all'angolo di una strada, con sotto il cappotto il libro-denuncia che profetizzava 20 anni prima il fallimento della cosiddetta "novità" -> gli architetti si guardano intorno e cominciano a dire "Beh, forse forse avevamo esagerato, non era tutta 'sta gran roba..." -> periodo di incertezza, non si sa bene quale sia il valore di una cosa/forma/pensiero/teoria/pratica/marca di yogurt/tutto-quel-che-vi-pare rispetto ad un'altra, finché -> SKATUSH, "la nuova novità è qui, signore e signori!, ed è meglio di quella di prima! Stavolta è la volta buona, non come l'altra volta!" -> e si ricomincia.
Non è un problema di strumenti, di programmi, di forme naturali oppure no, è come noi architetti e la società - che per fortuna/purtroppo ci sta ad ascoltare - affrontiamo e gestiamo le nuove tecniche/materiali/teorie/scoperte. E' più che naturale che una novità riscuota un successo enorme nel momento subito successivo al riconoscimento del suo valore da parte della moltitudine, è la peculiarità stessa del suo essere un punto di rottura tra il prima e l'adesso per andare verso il dopo, il futuro; questo però non deve giustificare l'ingenuità con cui i professionisti elevano questa a nuovo sistema di valori universali e definitivi; abbiamo studiato troppa storia dell'architettura per non rendercene conto dai, non ci sono scuse :D
Ciò nonostante, non possiamo non renderci conto che, soprattutto per la committenza e i non addetti ai lavori, sarà sempre così, mettiamoci l'anima in pace: vedranno qualcosa di nuovo e subito tutti addosso come api su un bel fiore stracarico di polline, come i lettori di LN sul nuovo post fresco fresco della sezione TOPA :rofl: sono d'accordo con @detlef zigman quando dice che la committenza è una puttana capricciosa, come un bambino di 4 anni che notando il fratellino di 3 che gioca con un giocattolo, abbandona il proprio per andare a rubarglielo; almeno noi diciamoci le cose come stanno, siamo sinceri con noi stessi e con gli altri, sappiamo tutti che le mode vanno a cicli; difatti, quando ci si trova in un momento di crisi, cosa si fa? Si cerca un nuovo riferimento, e dove? Nel passato. Non che il passato nasconda chissà quale tesoro o verità sepolta non ancora scoperta da nessun altro, ma semplicemente perché, se ci sentiamo persi, senza appigli, con un futuro incerto e un presente caotiche e senza punti di riferimento, che cosa ci resta? Il passato, le origine, la vera essenza delle cose, come centinaia di architetti hanno fatto, alla ricerca di un punto di svolta per la propria epoca e nel tentativo di trascinarla fuori dal fango appiccicoso di una situazione stagnante; vedi Semper e la "capanna caraibica", il focolare come centro della casa americana e le stilizzazioni della geometria nella natura di tantissimi architetti, per tirare in mezzo F. L. Wright che ci piace sempre :rofl:
Con questo non dico che tra 50 anni il computer sarà bruciato nelle piazze come i libri dai nazisti o sul rogo pungolato fino allo spergiuro dall' Inquisizione, o che le architetture dalla forme improbabili e dalla astrusa stereometria verranno rebachecate in un trafiletto di un capitolo di un libro di architettura di un novello Bruno Zevi che a malincuore sarà costretto a citarle, più per integrità della propria correttezza intellettuale che per altro.
Riassumendo: non diamo troppa importanza al figaggine del momento, non facciamoci prendere la mano né dallo strumento né dalle teorie: abbiamo una testa nostra per fortuna e dovremmo saperla usare come si deve, dopo anni passati a studiare temi e problemi simile e la moltitudine di esempi - riusciti o meno, ma entrambi di ugual valore educativo - che la storia dell'architettura ci ha mostrato.
Se poi il discorso è: ma quali forme sono da considerarsi giuste, adatte al tempo? Ma devo farmi guidare dalle circostanze del momento presente, o andare controcorrente? Sarà meglio che costruisca un museo a forma di uovo o di sfintere di Jabba the Hutt? Beh qui il discorso è ben diverso, si passa su un piano del dibattito del tutto superiore.
In soldoni, progettate e disegnate con quel che vi pare, basta che il prodotto finito venga tutto da una testa che sappia quel che sta facendo, altrimenti, non c'è programma 3D o matita Caran d'Ache che vi salvi dalla galera o dall'infamia nei secoli dei secoli, amen.]]>
2014-04-12 14:48:27 Pelella: @defkon1 in pieno:
invito chi si lamenta a essere parte della soluzione producendo contenuti interessanti anziché essere parte del brusìo di fondo
Capisco che non sempre ci siano articoli "top", ma invece che fare gli italiani medi e lamentarvene, scriveteli voi...]]>
2014-04-12 14:48:27 Furore: